I vantaggi dell’open source¶
Il software è un’infrastruttura pubblica. Nel 21° secolo, il software può essere considerato un’infrastruttura pubblica strategica. Sempre più non è solo uno strumento a supporto del lavoro degli esseri umani,, ma in alcuni casi li sostituisce, applicando in modo automatico le previsioni normative (quando ad esempio calcola una riduzione di tariffa in base all’ISEE) o implementando algoritmi di Intelligenza Artificiale (che ad esempio suggeriscono quali distretti necessitino di servizi sociali o di rinforzi dei servizi di pubblica sicurezza).
Le politiche pubbliche definite democraticamente sono codificate in norme, ovvero in “codice legale”, che oggi, oltre ad essere applicato da operatori umani, viene tradotto in algoritmi e codice software ed eseguito da macchine. Come è necessario, per il principio della trasparenza amministrativa 1, che sia sempre possibile verificare l’applicazione delle norme da parte degli amministratori pubblici, così dev’essere possibile farlo per il software che sostituisce o collabora al loro lavoro.
Il software dovrebbe pertanto essere soggetto ai principi di controllo e governance democratici allo stesso modo del codice legale. L’open source e in generale il software è al centro delle moderne istituzioni pubbliche, modella il lavoro dei dipendenti pubblici e influenza la vita di quasi tutti i residenti.
Utilizzare software non open source per gli enti pubblici, soprattutto quando interviene nei processi di erogazione dei servizi pubblici, può comportare una mancanza di trasparenza. La mancata trasparenza del codice causa degli errori, anche nell’applicazione delle norme, che possono essere corretti soltanto dai fornitori. Inoltre, non si può avere certezza degli esiti che dipendono dalle implementazioni scelte.
Il software open source, potendo essere verificato da chiunque, garantisce dall’inizio la trasparenza del codice e del suo rispetto delle norme di cui supporta l’attuazione. Inoltre, mantiene in capo alla pubblica amministrazione (o a un suo fornitore scelto di volta in volta) la proprietà del codice e la facoltà di effettuare correzioni tempestive qualora emergessero criticità.
Nell’ultimo decennio, le organizzazioni pubbliche che hanno acquisito soluzioni software non open source sono state talvolta sorprese nello scoprire che:
non sono libere di modificare (autonomamente, o tramite terzi) il loro software per riflettere modifiche nelle politiche e nei regolamenti o per sfruttare nuove tecnologie,
non hanno libero accesso ai dati pubblici che amministrano poiché sono bloccati nei sistemi che usano,
sono tenuti a pagare canoni di licenza in costante aumento.
Le istituzioni pubbliche, i dipendenti pubblici e i cittadini meritano di meglio.
Riteniamo che sia preferibile che il software “pubblico” - quello che interviene nell’applicazione delle politiche pubbliche/nell’amministrazione della nostra società e nella gestione dei dati pubblici - non sia una scatola nera, acquisita da società esterne che tengono nascosta la logica su cui il loro software opera, registrandola in basi di codice proprietarie e non interoperabile. I governi europei hanno negli ultimi anni posto una particolare attenzione nel garantirsi la sovranità tecnologica - che consente loro di impostare e controllare il funzionamento del software pubblico, proprio come sono in grado di impostare e controllare la politica che è legalmente formulata nelle leggi. I cittadini e gli attori della società civile hanno bisogno che questo software sia trasparente e responsabile. La progettazione del software come infrastruttura civica essenziale dovrebbe rispettare i diritti dei cittadini digitali.
Il software pubblico deve quindi essere:
trasparente,
responsabile,
facilmente verificabile nel suo rispetto delle norme da parte degli amministratori pubblici e dei cittadini
Il software deve riflettere i valori insiti nelle norme della società che serve, ad esempio essendo inclusivo e non discriminatorio.
Per soddisfare questi requisiti, i sistemi software proprietari attualmente utilizzati da organizzazioni pubbliche dovrebbero essere validati e certificati in modo indipendente ad ogni modifica. Un software open source creato per funzionare come infrastruttura pubblica o con essa, insieme alle disposizioni per la sua produzione lo è intrinsecamente.
Tra i principali vantaggi di riutilizzare il software tramite l’open source, abbiamo:
il miglioramento incrementale della qualità possibile grazie a una costante evoluzione, anche collaborativa, del software aperto;
la possibilità di basare le proprie soluzioni su altri software aperti che spesso rappresentano lo stato dell’arte nel loro ambito
la trasparenza, intrinseca nel software aperto, di cui tutti possono vedere e leggere il codice sorgente;
l’accountability del fornitore, il cui lavoro è pubblicamente visibile;
la formazione e l’accesso facilitato alla conoscenza;
la sicurezza del software, che può venire corretto nei suoi problemi da un ampio numero di contributori;
le opportunità per PMI, software house e anche sviluppatori indipendenti, che possono far conoscere le proprie capacità e competenze, collaborando a o evolvendo software aperti.
Le licenze¶
Il software è open source se il suo codice sorgente è pubblicato in un repositorio aperto a tutti ed è corredato da una licenza aperta, che ne permette il riutilizzo e la modifica anche da parte di altri soggetti (pubblici o privati) anche per fini commerciali.
Per indicazioni circa le licenze, si può fare riferimento alle “Linee guida su acquisizione e riuso di software per le pubbliche amministrazioni”, Allegato C: Guida alle licenze Open Source.
- 1
241/1990 modificata da L 15/2005